lunedì 21 giugno 2010

Un esemplare stereotipo di Giornata NO

Ci sono giorni in cui, già dal momento in cui ci si sveglia, la percezione di un' area plumbea e negativa che incombe si taglia addirittura con una limetta da unghie (di cartone, per giunta).
In queste occasioni c'è solo una cosa da fare: continuare a starsene a letto, al sicuro della forza protettiva e consolatoria della copertina di pile.
Che funge da scudo verso il male esterno.
Corazza dalla quale liberarsi solo quando da sotto le coperte si odora il cambio della vibrazione, tramutatasi in energia positiva.

La scorsa domenica per me sarebbe dovuto essere uno di quei giorni.

Svegliata male causa insonnia e poche ore di sonno dormite pure male.
A rendermi agitata come un grillo in notturna sono state ingiustizie lavorative giuntami all'orecchio prima di rientrare a casa, coccole risveglia-ormoni ricevute (o meglio: fatte...) in giornata e ad un tè freddo in lattina di marca e natura di dubbia origine che mi ha fatto tenere gli occhi aperti a palla fino alle 5 di mattina, nonostante gli ipnotici che prendo.
In più, ci si è messa anche l'arrivo della Zia Sally, che non mi ha fatto più dormire in tarda mattinata.

400 ml di caffettone americano bollente mi hanno rimesso in sesto.
Mi ero promessa di abbandonare questo nuovo vizio della caffeina almeno per ora, data l'ansia ed il nervoso acquisito in quell' ultima settimana, ma ieri mattina mi ci voleva, è stata proprio una manna dal cielo.
Difatti sono riuscita anche a combinare qualcosina di produttivo ed al lavoro, al quale dovevo entrare eccezionalmente alle 14.30 invece che alle 17.30, ci sono andata con il sorriso sulle labbra nonostante la stanchezza, la scarsa forma fisica ed il digiuno.

L'entrata anticipata era dovuta a causa di un battesimo alle 18 invece che il servizio standard alle ore 20.
Potevamo benissimo entrare alle 16.30, ma abbiamo deciso di trovarci alle 14.30, lavorare, fermarci a guardare la partita assieme dalla titolare alle 16 e farci trovare pronti per il lavoro entro le 18.
Tutto filava liscio, abbiamo fatto le cose con calma e bene o male alle 18 eravamo pronti per andarci ad accomodare entusiasti davanti alla tv  a tifare gli Azzurri.

Quando passa la Buffoni.
Con sicurezza 0.
Sento una vibrazione anomala all'interno del locale causata da decine di ciclisti che passavano ad una velocità assurda, senza essere segnalati da nessuno prima.
Se si passava per andare in dispensa eravamo belli e sbiaccicati sull'asfalto.
Fino a che ho sentito due colpi, uno dietro l'altro: 4 ciclisti si sono spatasciati al suolo, caduti chi su una buca, chi su un tombino, chi sulle borracce altrui, chi uno contro l'altro, scaraventati ad ogni lato della strada.
Ho sentito lamenti e visto che nessuno andava a soccorrerli.
Mi sono rifiutata di guardare per non sentirmi male a mia volta, ma quando ho visto che è spettato alla vicina chiamare i soccorsi e mettersi in mezzo alla strada per dire agli altri ciclisti di rallentare, rischiando di essere falciata, sono andata di fuori!!
Troppo rischioso!!
Alcuni miei colleghi sono andati a prestare soccorso, a togliere le biciclette e le borracce dalla via e alcune mie titolati si sono messe nella strada a gridare ai ciclisti di rallentare perché l'asfalto era pericoloso, rischiando a loro volta di farsi veramente male, mentre nessuno prestava attenzione alle persone sulla via ed a ciò che dicevano.
Difatti passa il secondo giro e, nel solito punto ed alla solita maniera, se ne sono scartavetrati per terra altri 3.
Uno dei quali cadendo in verticale di testa ed uno assai scorticato.
All'arrivo dei soccorsi (finalmente!!) il primo è stato steccato dalla testa ai piedi e portato via d'urgenza ed il secondo urlava e si dimenava dal bruciore nel momento in cui la tizia dei soccorsi gli ha fatto la doccia con il disinfettante.
Questa è l'unica scena che ho visto e mi sono altamente scossa.

Volevo d'essere d'aiuto e non sapevo cosa fare.
Ero veramente di fuori dall'agitazione ed arrabbiata perché una cosa così non dovrebbe succedere.
E dalla preoccupazione perché dovevano passare altri 3 giri e l'idea che ad ogni giro ci sarebbero stati altri feriti mi faceva diventare isterica.
Ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente: ho telefonato al vice-sindaco, un mio amico.
Di domenica ed a 10 minuti dall'inizio della partita dell'Italia.
Penso che mentalmente mi abbia tirato tanti di quegli improperi che la metà bastava.
Però è stato carino come al suo solito ed ha detto che avrebbe chiamato subito i vigili.
Che ero scossa si sentiva indubbiamente dalla telefonata.
Ma niente, non si è presentato nessuno.
Ed anche questo è uno scandalo.

Con il lavoro ci siamo distratte tutte dal fattaccio, ma un po' d'ansia per la brutta avventura è rimasta.
Non so come ho fatto a finire il lavoro tranquillamente, dato che oltre a saltare il pranzo, non ho avuto nemmeno occasione di cenare...
Ma sono arrivata viva e vegeta alla fine del servizio, momento in cui mi aspettava sul tavolo un bel piatto fumante diviso tra trofie ai funghi e penne al pomodoro e basilico.
Diciamo che la fine della giornata è stata la cosa più appagante successa oggi.
Ma che poi, ha davvero avuto fine?
Una volta a casa, nel letto, l'ansia per i problemi del momento (distacco con gli amici, sentimenti non corrisposti, desiderio di calore insoddisfatto in primis) si è ripresentata, accompagnata da ansia, paturnie, insonnia, tachicardia ed occhi lucidi.
Umore che si è protratto anche il lunedì...
Secondo giorno in cui non avrei mai voluto alzarmi dal letto.

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